Biodinamica

Un gruppo di 56 accademici italiani ha sottoscritto il testo che segue relativo al recente convegno sull’agricoltura biodinamica ospitato e sponsorizzato dal Politecnico di Milano:

 

Lettera aperta sulla libertà della scienza

Quest’anno, dal 15 al 17 novembre, l’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica ha promosso con il Fondo Ambiente Italiano e il Politecnico di Milano il 35° convegno dedicato a “Innovazione e ricerca, alleanze per l’agroecologia” che si terrà presso il Politecnico di Milano, sotto il patrocinio, tra gli altri, del Comune di Milano e della Regione Lombardia.

Si tratta di un congresso cui partecipano rappresentanti di centinaia di aziende e, come relatori del settore agrario, anche docenti di università italiane, ricercatori di centri di ricerca italiani e stranieri oltre al vicepresidente della commissione ambiente del Parlamento europeo, Paolo de Castro (pure lui accademico) e una serie di rilevanti personalità.

A seguito della pubblicazione dell’evento, un gruppo di docenti dell’Università di Milano ha diffuso una lettera indirizzata al Rettore del Politecnico, al Sindaco e ad altri, con considerazioni pesanti contro l’agricoltura biodinamica e sollecitandoli a non portare i saluti all’apertura del congresso, in modo da non avallare con la loro presenza i contenuti dell’evento.

L’invito a intervenire al convegno, successivamente inoltrato ai firmatari della lettera da parte dell’Associazione per Agricoltura Biodinamica, è stato rifiutato.

Negli ambienti accademici sono state diffuse altre lettere, anche di non esperti nei settori scientifici in oggetto, nelle quali si evita accuratamente di prendere in considerazione i risultati delle numerose sperimentazioni disponibili, mentre ci si attacca a frasi di testi di altri tempi, accomunando così la biodinamica a posizioni antiscientifiche, come quelle dei No-vax.

Premesso che nessuno di noi fa parte dell’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica e non ci interessa, in questo caso, entrare nel merito dei risvolti filosofici di questa associazione, dissentiamo profondamente da questo comportamento anzitutto perché denigra associazioni di agricoltori il cui modello di agricoltura, sensibile ai temi della salute e della sostenibilità, è comunque una realtà diffusa e riconosciuta istituzionalmente; in secondo luogo perché è scorretto nei confronti di quei colleghi, ottimi ricercatori italiani e stranieri anche di fama internazionale, competenti in materia, che senza pregiudizi hanno condotto ricerche sull’agricoltura biodinamica ebiologica e pubblicato i risultati su riviste internazionali, anche di altissimo impatto (PLOS ONE, Nature).

Chiunque abbia partecipato a congressi scientifici di qualsiasi disciplina sa che in essi vengono a volte presentate relazioni in disaccordo tra loro, che sollevano accesi dibattiti e discussioni; solo ricerche successive potranno stabilire quale sia la tesi corretta. Il compito della comunitàscientifica è comunicare, dialogare, non disdegnare la pratica del dubbio, far circolare le idee e metterle alla prova con mente aperta e senza pregiudizi.

L’approccio scientifico non sta nella scelta dell’oggetto, ma nel metodo che viene utilizzato. Il vero atteggiamento antiscientifico è semmai il dogmatismo di chi non vuole occuparsi di argomenti che ha personalmente condannato a priori come “ridicoli”.

La comunità scientifica spesso lamenta il fatto di godere di scarso credito da parte della società civile. A nostro avviso questi comportamenti possono solo peggiorare la situazione, anche perché l’agricoltura biologica, in tutte le sue manifestazioni, continua a crescere con un ritmo inimmaginabile solo pochi anni fa e rappresenta uno dei pochi settori di successo del sistema agroalimentare italiano, così come aumenta il numero di uomini e donne di scienza interessati a studiarne meccanismi, processi e effetti sulla produzione e sull’ambiente.

Oggi l’agricoltura, (integrata, di precisione, conservativa, biologica, biodinamica, agroecologica) ha il gravoso compito di nutrire il pianeta, di erogare servizi ecosistemici ed essere nello stesso tempo economicamente, ambientalmente e socialmente sostenibile. Il ruolo del mondo della ricerca è di fornire il supporto scientifico a questo importante percorso, senza sposare acriticamente posizioni di parte.

___________________

 

Immagino che la presa di posizione di tanti accademici su un tema esoterico attiri l’attenzione di molti di voi, per cui non anticipo giudizi di merito e lascio che la discussione si sviluppi spontaneamente sulla base del testo che ho riportato.

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67 risposte a Biodinamica

  1. Camillo Franchini ha detto:

    L’approccio scientifico non sta nella scelta dell’oggetto, ma nel metodo che viene utilizzato. Il vero atteggiamento antiscientifico è semmai il dogmatismo di chi non vuole occuparsi di argomenti che ha personalmente condannato a priori come “ridicoli”.
    Sbagliato. La scelta dell’oggetto è il momento più importante in un percorso di ricerca, perché in quella fase vengono definiti i limiti entro i quali la ricerca si deve muovere. Per esempio il treno di Tesla mosso da un raggio di energia non può essere oggetto di ricerca. Allo stesso modo non può essere oggetto di ricerca lo studio dell’azione del cornoletame e del cornosilice in biodinamica. Giustamente nella biodinamica Elena Cattaneo mette in evidenza gli elementi di “esoterismo” e “stregoneria” che tolgono a quella pratica qualsiasi elemento di scientificità.

    • AleD ha detto:


      Allo stesso modo non può essere oggetto di ricerca lo studio dell’azione del cornoletame e del cornosilice in biodinamica.

      E perché no? Se la ricerca si basa sul confronto delle proprietà fertilizzanti dei composti ottenuti in un modo piuttosto che in un altro e risulta che ci sono delle differenze perché mai non dovrebbero essere oggetto di confronto scientifico?

      • Camillo Franchini ha detto:

        @AleD

        E perché no?

        Si tratta di stabilire se oggi il concetto di ciarlatano è ancora valido.
        Quando leggo:
        Consiste in letame di vacca messo in un corno di vacca, possibilmente che abbia già partorito una volta, seppellito e lasciato fermentare durante l’inverno. Viene disseppellito nel periodo pasquale.
        La sua distribuzione avviene dopo aver effettuato la fondamentale operazione di miscelazione e dinamizzazione con acqua tiepida di sorgente, pozzo o piovana.

        colloco questi concetti nel campo della ciarlataneria, se ciarlatano significa ancora persona “incompetente, di scarsa serietà” (De Mauro).
        Altra cosa se per scelta filosofica si decide che la scienza deve ripartire dalla scuola ionica. Se si vuole azzerare tutto, si deve dire fuori dalla chiostra dei denti. I 56 del manifesto sulla libertà di scienza si presentano però come accademici tradizionali, gente che ha fatto esami e concorsi uguali a quelli che abbiamo sostenuto noi. Il cornoletame può andare bene per la Signora Giulia Maria Crespi, che probabilmente non è laureata né in chimica, né in agraria (forse non è nemmeno laureata). Non va bene per la Sorlino, che si presenta come donna di scienza convenzionale, dove il cornoletame non trova collocazione razionale.
        Ripeto: si tratta di stabilire se il concetto di ciarlatano è valido ancora oggi. Se non è più valido, corriamo tutti a firmare il manifesto sulla libertà di scienza.

        • AleD ha detto:

          Lei hai troppa esperienza per far finta di non capire…
          Quindi ripeterei la domanda:
          Se la ricerca si basa sul confronto delle proprietà fertilizzanti dei composti ottenuti in un modo piuttosto che in un altro e risulta che ci sono delle differenze perché mai non dovrebbero essere oggetto di confronto scientifico?
          OVVIAMENTE nel “in un modo piuttosto che in un altro” non hanno peso le dichiarazioni vuote riferite ad energia del cosmo e pippe simili, ma se a meno dei termini di contorno, un procedimento produce un fertilizzante migliore di un altro, mi pare il minimo che NON si possa negare un approccio scientifico alla questione.


          il cornoletame non trova collocazione razionale

          Evidentemente gli accademici firmatari non la pensano così perché hanno misurato le differenze tra quel “prodotto finito” rispetto ad altri. Se non lo hanno fatto sono ciarlatani, altrimenti sono uomini di scienza. Si sa se lo hanno fatto o no?

  2. Camillo Franchini ha detto:

    @AleD

    Si sa se lo hanno fatto o no?

    Il cornoletame, la sua preparazione e il suo impiego sono fondamentali nell’agricoltura biodinamica. Dovrebbero esistere numerosi lavori sul suo impiego. Io finora non li ho trovati. Se non esistono testi, quei lavori esistono solo nei sogni degli antroposofi e dei 56 che considerano libertà di scienza occuparsi di cornoletame.
    Il busillis è stato individuato da tempo da CimPy: nuovi indirizzi di ricerca significano finanziamenti e congressi in bei posti del mondo. Ha idea di come i politici 5* siano aperti a ricerche scientifiche spericolate e fantasiose? E’ il momento buono per farsi sotto. Presto qualcuno cercherà fondi per dimostrare che è possibile autorisuscitarsi.
    Un documento come quello che ho riportato non fa onore a nessuna delle persone che lo hanno firmato.

  3. GiorgioIV ha detto:

    Occorre precisare nella definizione che il corno di vacca va sotterrato con la punta rivolta a nord verso la stella polare. Altrimenti il terreno si inaridisce (e avremmo un’agricoltura biostatica)..

  4. Camillo Franchini ha detto:

    @AleD

    Se non lo hanno fatto sono ciarlatani, altrimenti sono uomini di scienza.

    Nell’ambito di un dottorato di ricerca, la D.ssa Laura Isolani ha sperimentato il cornoletame. Conclude così:
    Avendo affrontato l’argomento di ricerca con approccio strettamente scientifico si può affermare che il trattamento 500 [cornoletame] non è semplice acqua ,come molti affermano, e pur trattandosi di un trattamento omeopatico ci ha fornito alcune risposte dalle analisi del terreno. Rimangono molti interrogativi sui meccanismi di azione e sul perché di certi andamenti che potrebbero essere soddisfatti se la ricerca si muovesse in questa direzione, alla scoperta del nuovo.
    Osservazioni note, imparate dalla ff: se la ricerca si muovesse in questa direzione, alla scoperta del nuovo. Immancabile l’accenno all’omeopatia che fa parte di quell’orizzonte culturale. Mancano solo gli elfi e gli Hobbitt per trovarci in pieno in una favola gotica.

    http://www.agricolturabiodinamica.it/una-tesi-di-dottorato-sui-preparati-da-spruzzo/

    • AleD ha detto:

      Ha riportato solo la conclusione, e il resto?
      Che vuole che si dica, che anche il terreno è soggetto a fenomeni di placebo?
      Quindi se le analisi dicono che i trattamenti da stregone producono risultati migliori vorrà dire che o han sbagliato le misurazioni oppure il terreno risponde bene all’effetto placebo… 🙂
      Ma immagino che lei da uomo di scienza sosterrà la prima ipotesi…

  5. Camillo Franchini ha detto:

    @AleD

    Ha riportato solo la conclusione, e il resto?

    Non ho riportato il resto perché non ha la consistenza di un articolo scientifico. Si tratta di affermazioni non supportate da dati che possano essere sottoposti a peer review.
    Può darsi che da qualche parte si trovi la tesi; qua ci sono solo affermazioni prive di supporto.
    Si parla di dottorato di ricerca; dottorato in quale materia? Se la Dr.ssa Isolani è iscritta a qualche ordine professionale deve sapere che un documento che presenta dati analitici deve essere impeccabile come dovesse essere esibito in tribunale.
    Mi sembra quel tipo di letteratura pulviscolare che ha infestato la ff per trenta anni, dove si afferma di avere fatto delle scoperte che, purtroppo, sono estranee al GAS. Dopodiché tutto si ferma lì, o al massimo arriva al blog di Passerini o a LENR-CANR org.
    Se si può leggere la tesi riprendiamo il discorso.

    • AleD ha detto:

      Non ho capito, se non ha nessuna valenza scientifica perché ha enfatizzato che si fa riferimento a un trattamento omeopatico? Che supporto c’è al fatto che il trattamento è definibile come omeopatico?

      • Camillo Franchini ha detto:

        @AleD

        se non ha nessuna valenza scientifica perché ha enfatizzato che si fa riferimento a un trattamento omeopatico?

        Per analogia: anche l’omeopatia non ha valenza scientifica.
        Credo che Steiner e Hahnemann abbiano avuto in comune una visione distorta del metodo scientifico. Detto in tedesco: völlig irrationale Auffassung in wissenschaftlichen Einrichtungen.
        Steiner faceva uso dell’omeopatia:
        Herbal and homeopathic products are often prescribed.
        https://www.quackwatch.org/11Ind/steiner.html

  6. Camillo Franchini ha detto:

    @AleD

    Come non bastasse la lettera di Elena Cattaneo:

    Il metodo biodinamico non ha basi scientifiche. Fu ideato da Rudolf Steiner all’inizio del secolo scorso e prevede pratiche esoteriche, invoca forze cosmiche e utilizza vesciche di cervo e corna di vacche per la produzione di preparati omeopatici per la cura delle piante e la concimazione del terreno. Nessuno, nemmeno lo stesso Steiner, ha mai validato l’efficacia di questo metodo rispetto a metodi convenzionali e la letteratura scientifica dice chiaramente che la biodinamica non è una pratica science-based.

    https://www.scienzainrete.it/node/18413

    Più del supporto di PoliMI, fatto da ingegneri che a modo loro cercano di stare al passo con la modernità, stupisce il supporto del FAI, i cui soci sono di estrazione culturale più varia di quelle di un Politecnico. Secondo me quell’associazione è incappata in un danno di immagine difficilmente rimediabile.

  7. Camillo Franchini ha detto:

    @AleD
    Il coinvolgimento del FAI in biodinamica è molto concreto, come attestano vari interventi.

    Venerdì 16 novembre, ore 10,35
    Giulia Maria Crespi – Presidente Onorario FAI – Fondo Ambiente Italiano

    Ore 12,45
    Marco Magnifico – Vice Presidente Esecutivo FAI
    Gestione Biologica e Biodinamica dei tenimenti agricoli del FAI

    Ore 17,40
    Aldo Paravicini Crespi – Direttore Azienda Agricola Cascine Orsine
    Una azienda Biodinamica nell’Europa agricola del futuro

    Ho provveduto velocemente a dissociarmi dal FAI, al quale ho sempre devoluto lo 0,5 % delle tasse.

  8. Camillo Franchini ha detto:

    Non c’è mica solo il cornoletame, c’è anche il cornosilice

    https://www.cascineorsine.it/biodinamica_perche/

  9. Camillo Franchini ha detto:

    http://fodaflombardia.conaf.it/content/comunicato-stampa

    L’agricoltura biodinamica contiene nei suoi dettami, a differenza dell’agricoltura biologica cui spesso viene avvicinata, pratiche che non possono essere in alcun modo annoverate nell’ambito delle scienze, mescolate in maniera confusa e grossolana a principi legati alle buone pratiche agricole normalmente seguite dall’agricoltura convenzionale.

    Dopo essere venuto a conoscenza della posizione di Elena Cattaneo sulla agricoltura biologica e avere letto i libri di

    Dario Bressanini
    Pane e Bugie
    e
    Bressanini, Mautino
    Contro natura

    dal punto di vista pratico non sono incoraggiato a distinguere tra bio e biodinamico. A parte le divagazioni su cornoletame e cornosilice, probabilmente alla Cascine Orsine dei Crespi si pratica agricoltura bio. Le due dottrine escludono l’impiego della chimica in agricoltura, una scelta che le rende affini. Tolti gli aspetti magici ed esoterici, tra bio e biodinamica c’è la differenza tra zuppa e pan bagnato.

    • GiorgioIV ha detto:

      Tranne, per il mosto e il vino, un (bel) po’ di bisolfito e, prima, una serie di passate di solfato di rame unito a idrossido di calcio (bordolese) sulle foglie.
      Quanno ce vò ce vò… un po’ di chimica.
      E magari imparassero a scrivere correttamente il valore di acidità (pH, non Ph) questi egregi biodinamici.

      • Camillo Franchini ha detto:

        @GiorgioIV

        E magari imparassero a scrivere correttamente il valore di acidità

        E’ che biologico e biodinamico toccano punti sensibili dove non te lo aspetteresti. Giusto l’altro ieri Michele Serra ha scritto su Repubblica:
        …le senatrice Elena Cattaneo, eminente scienziata, attacca ripetutamente l’agricoltura biologica (“il bio serve solo a chi ci guadagna”), oltre a farsi inevitabilmente dei nemici tra le molte migliaia di coltivatori che hanno scelto il bio non per convenienza (la certificazione si paga) ma per rispetto dei suoli, rende un buon servizio alla scienza o rischia di configurarla un ipse dixit dogmatico?
        L’articolo della Cattaneo cui si riferisce Serra è stato pubblicato su D di Repubblica il 21 luglio scorso; è un articolo scritto per lettori comuni, non specialisti, donne in particolare (“D” sta per donna). Dove trova dogmatismo Serra in quell’articolo? Si tratta di divulgazione. Se Serra non è d’accordo sul fatto che il bio sia solo una moda redditizia, può scriverlo senza alzare il ditino contro chi, come la Cattaneo, Bressanini, Mautino e chissà quanti altri, cercano di informare i cittadini su una realtà diversa attraverso vari mezzi. Gente con la laurea giusta peraltro, non come lui, che la laurea non ce l’ha, credo.
        Anche Ocasapiens forse distingue tra bio e biodinamico (Biodynamic® non vuol dire biologica), ma lo fa senza accusare di arroganza chi non la pensa come lei.
        Ora vanno di moda i self made people. Ho appena finito di ascoltare la contabile Laura Castelli in veste di Vice Ministro dell’Economia. Sicura di sé come un papa.

  10. Camillo Franchini ha detto:

    Spero che Elena Cattaneo risponda presto alle straordinarie affermazioni di Michele Serra (Repubblica, 24 novembre)
    Non è scientifica, per esempio, l’affermazione che “ l’agricoltura più sostenibile è quella intensiva”

    secondo la Fao fame e malnutrizione non dipendono affatto da una sottoproduzione di cibo. Se ne produce quanto ne basterebbe per sfamare dieci miliardi di umani.

    Michele Serra non tiene conto che se il grano viene prodotto in Ohio non serve per nutrire i contadini del Sudsudan, che devono praticare in loco un’agricoltura tradizionale se vogliono sopravvivere.
    L’agricoltura biologica “esclude l’utilizzo di prodotti di sintesi” anche in Sudsudan. Questo divieto impedisce al suolo di mantenere un contenuto costante di fosforo, potassio e oligoelementi, lasciando impoverire il suolo fino a renderlo sterile. Anche una concentrazione costante di azoto non può essere mantenuta solo coltivando leguminose a rotazione.
    Anche in Italia i contadini dovettero affrontare spese impreviste in concimi e anticrittogamici, ma impararono presto che ne valeva la pena. Il terreno a disposizione manteneva costante la produttività, ossessione di ogni agricoltore che non abbia a disposizione nuovo bosco da dissodare.
    Per inciso faccio notare che il sovescio è una pratica nociva, perché comporta la diffusione di semi di piante nocive che consumano nutrienti. Solo le vecchie “masse” consentono il recupero dei residui organici della coltivazione e dell’attività domestica, perché degradano i semi nocivi. Non sovescio, ma masse di fermentazione.
    C’è molto da commentare sull’articolo di Serra, che assomiglia molto a un cittadino “sdraiato” che non ha mai visto un contadino e conosce solo l’agricoltura vista in televisione.
    Serra ha idea di quanta chimica serva per mantenere costante nel corso degli anni un raccolto di olive sane? Chimica sulle radici e sulle foglie. Come suggerisce di trattare la pianta per evitare di vedere cadere le olive deformate dalla mosca? Sono molti a sapere che gli esteri fosforici idrolizzano senza lasciare traccia? Certo si può vivere senza olio di oliva, ma allora il mondo cambia.
    Spero che Cattaneo si renda conto che Serra è un opinionmaker nell’ambito di noi lettori di Repubblica e abbia la pazienza di commentare. Se si è stancata, speriamo che il testimonio sia raccolto da altri, eventualmente da Dario Bressanini.

  11. Camillo Franchini ha detto:

    Michele Serra:
    Come hanno già scritto, in polemica con lei, 53 professori e ricercatori ( primo firmatario Claudia Sorlini, ex preside di Agraria) “oggi l’agricoltura ha il gravoso compito di nutrire il pianeta, di erogare servizi ecosistemici ed essere nello stesso tempo economicamente, ambientalmente e socialmente sostenibile. Il ruolo del mondo della ricerca è di fornire il supporto scientifico a questo importante percorso, senza sposare acriticamente posizioni di parte”.
    Serra non si è accorto che, citando la Sorlini, ha introdotto la biodinamica. Sorlini è una biodinamica convinta che ha partecipato come moderatrice al 35° convegno sulla biodinamica.
    Venerdì 16 novembre:

    Il testo dei 53 è un pistolotto anodino, buono per tutti gli usi, quindi perfettamente inutile.
    … erogare servizi ecosistemici ed essere nello stesso tempo economicamente, ambientalmente e socialmente sostenibile.
    Se quella è la miglior prosa che Serra ha saputo estrarre da quel documento, stiamo freschi.
    Forse per “servizi ecosistemici” intendono i prodotti agricoli.
    Dispiace vedere la Cattaneo alle prese con un giornalista. Se non lo fa l’ultima parola resta a lui e il danno resta..

  12. Camillo Franchini ha detto:

    Michele Serra:
    Se ne produce quanto ne basterebbe per sfamare dieci miliardi di umani. Se si continua a morire di fame è a causa della povertà e della cattiva distribuzione del cibo. Non perché manca il pane, ma perché non si hanno i soldi per comperarlo.
    Gli abitanti dei villaggi del Sudsudan non sono statali o giornalisti che possono contare su un stipendio che gli consenta di acquistare cibo da qualche parte (dove? vanno in città con il pickup e mettono in frigo la spesa di una settimana?). Il mangiare devono produrselo da soli. Un mio amico medico fa parte di un’associazione che ha come impegno principale costruire pozzi in Africa, utili per la vita quotidiana e per la produzione agricola; ci investe parte delle ferie. In quegli ambienti la produzione agricola deve essere intensiva, se si vogliono sfamare tutti. Il pozzo da solo non basta, serve un terreno che contenga tutte le sostanze di cui hanno bisogno le piante. La storia d’Europa ci insegna che alla fine dell’800 il letame non bastava per mantenere la fertilità dei terreni. Si ingegnarono a importare nitrati dal Cile e fosfati dai paesi dell’Africa nordoccidentale. Solo in quel modo si poté raggiungere l’equilibrio chimico del suolo agricolo d’Europa. Fosse avvenuto prima, molti boschi planiziali esisterebbero ancora.
    Ma queste non possono essere riflessioni per giornalisti sdraiati.

  13. Camillo Franchini ha detto:

    Come era prevedibile, Michela Serra è uscito con le ossa rotte nel suo confronto con la Cattaneo.
    Leggete i commenti di Next
    https://www.nextquotidiano.it/elena-cattaneo-michele-serra/
    Speriamo che su Repubblica l’ultima parola venga riservata alla Senatrice. Non si capisce perché a Serra sia stato concesso tanto risalto. Onestamente non si può chiedere alla Cattaneo di continuare a occuparsi di Serra, d’altra parte l’ultimo intervento è di Serra. Chissà se Ocasapiens ritiene opportuno di intervenire.
    Uno dei commenti:
    Ander Elessedil
    C’è un grande elefante nella stanza di Michele Serra.
    Lui È un agricoltore biologico insieme alla moglie, Giovanna Zucconi. Coltiva lavanda ed altre essenze sulle colline piacentine.
    Quindi lui è uno delle “molte migliaia di agricoltori biologici” che cita. Sarebbe onesto per lui spiegarlo ai suoi lettori.

  14. Camillo Franchini ha detto:

    E’ possibile che Michele Serra pratichi la biodinamica.
    Sua moglie Giovanna Zucconi infatti scrive:

    Ci stiamo organizzando per la vendita online e a breve partirà un nuovo progetto realizzato con il Fondo ambiente italiano, per prodotti fatti ad hoc da distribuire nei beni del Fai”.

    http://www.ansa.it/lifestyle/notizie/beauty/cosmetica/2015/05/15/serrafonseca-lavanda-e-profumi-per-giovanna-zucconi-e-michele-serra_3bdbf3d0-a9c8-4b4a-afef-70531ebaaa45.html#

    Come sappiamo, il FAI pratica la biodinamica nelle Cascine Orsine.
    Se Michele Serra avesse fornito questi dettagli sulla sua attività agricola, avremmo capito meglio la sua posizione ideologica. Serra pro domo sua, basta saperlo.
    Repubblica ha niente da dire? Lascia a Serra l’ultima parola o consente alla Senatrice Cattaneo di chiudere il discorso biologico/biodinamico?

    • Chiara ha detto:

      Non solo le cascine orsini sono una azienda biodinamica, promuovono attivamente la antroposofia, come spiegano sul sito, cioè l’organizzazione spirituale da cui parte la biodinamica ed a cui oggi é ancora legata. Il movimento antroposofico non si occupa solo di agricoltura, anche di pedagogia con le scuole steineriane, di medicina antroposofica e terapie complementari, di banche, triodo e nef, e di prodotti vari tra cui weleda e wala.

      • Camillo Franchini ha detto:

        @Chiara
        Ho chiesto chiarimenti al FAI e mi è stato risposto che la ricerca deve essere libera, altrimenti si reca oltraggio alla memoria di Galileo e altre menate del genere. Al che mia moglie e io ci siamo affrettati a spedire una posta elettronica certificata per disdire l’associazione al FAI. Credo che al vertice dell’organizzazione ci sia ancora la Signora Giulia Maria Crespi, antroposofa.

  15. Camillo Franchini ha detto:

    Oggi Sylvie Coyaud offre una trattazione secondo me esauriente e definitiva su biologico, biodinamico e loro correlazione occulta o esplicita. In Italia ci troviamo su un piano inclinato che ci fa scivolare verso un’agricoltura praticata da incompetenti sognatori. Chi, come Elena Cattaneo, conosce l’argomento, è bene che si esprima con forza. Anche una divulgatrice esperta e informata come Sylvie è di grande aiuto. La controparte dispone di mezzi e associazioni importanti (Associazione medici per l’ambiente, Associazione internazionale agricoltura biodinamica, Fai, Federbio, Legambiente, Lipu, Pronatura, Wwf). Cattaneo e Coyaud, ciascuna con le proprie conoscenze, hanno avviato una mobilitazione che può contrastare le fantasie bio. Per ora da parte accademica si nota solo incertezza.

    https://oggiscienza.it/2018/11/29/agricoltura-biodinamica-nascosta-dietro-quella-biologica/

  16. Camillo Franchini ha detto:

    Questo forse non lo sapeva nessuno di voi:

    Von Rudolf Steiner ist bekannt, dass er sich für die Reinkarnation von Jesus Christus für das 19. oder 20. Jahrhundert hielt; Johann Wolfgang von Goethe hielt er für die entsprechende Reinkarnation von Christus des 18. und 19. Jahrhunderts.

    https://www.psiram.com/de/index.php/Rudolf_Steiner
    sito riportato da Sylvie Coyaud.

    Rudolf Steiner si considerava la reincarnazione di Gesù Cristo per il 19° o 20° secolo. Egli considerava Goethe la reincarnazione di Cristo del 18° e 19° secolo. Decisamente un bel soggetto.

    • Chiara ha detto:

      Non proprio la reincarnazione 😅 ma comunque un iniziato di alto livello, un leader autoproclamato, ed é considerato tale da chi aderisce al movimento.

      • Camillo Franchini ha detto:

        @Chiara
        Se ne imparano sempre di nuove.
        In epoca nazi Demeter fu tenuto in grande considerazione, diventò fornitore di verdura dell’ospedale Rudolf Heß.
        Nachdem es gelungen war, die Gunst und Fürsprache des Hitlerstellvertreters Rudolf Heß zu erlangen, wurde auch die Belieferung des Rudolf-Heß-Krankenhauses mit Demeter-Gemüse aufgenommen.
        Un Verband davvero inquietante; impressiona vedere quel marchio associato alla Presidentessa del FAI. Al FAI ne sono consapevoli o comanda la Signora Crespi?

        • Chiara ha detto:

          Le relazioni tra nazismo e antroposofia ci sono, sempre smentite dal movimento, chi é dentro non ne ha percezione. Penso che alcune persone incontrino la dottrina nella loro vita in momenti critici, dopo una terapia o in un percorso educativo. La missione della antroposofia é «trasformare» il mondo, quindi una persona che ha una posizione elevata probabilmente la porterà nel suo ambito, con normalità, perche è la sua fede..l´ex ministra della cultura francese é antroposofa. Ovviamente non si discute una fede personale, però é fede non scienza

  17. Camillo Franchini ha detto:

    Quando segnalai la presenza infestante di cimici verdi e asiatiche a Tirrenia, nei campi coltivati e nelle abitazioni, un ospite del blog aveva scherzato dicendo che si trattava di un problema locale, che non richiedeva l’uso di pesticidi di sintesi e specifici. In realtà il problema è diventato molto grave in Alto Adige, come chiunque può accertare interrogando la rete usando le chiavi “cimice asiatica” e “cimice verde”. Se ne è occupata anche Repubblica. Due sere fa una cimice verde è atterrata sulla nostra tavola mentre si cenava.
    L’agricoltura biologica suggerisce di utilizzare un decotto all’aglio preparato in casa per prevenire gli attacchi delle cimici. Spruzzatelo di tanto in tanto alla base delle piante nelle ore serali. Scoprite qui come utilizzare l’aglio per difendere orto e giardino dai parassiti. Il decotto d’aglio e il decotto di cipolla sono utili anche per allontanare le cimici dalle piante quando sono già presenti.
    https://www.greenme.it/abitare/orto-e-giardino/12902-cimici-verdi-casa
    I metodi soft bio sono patetici, ricordano i pannicelli caldi. Purtroppo la pratica bio favorisce la diffusione di ogni sorta di parassiti, che non trovano antagonisti. I terreni bio sono diventati allevamenti di parassiti di ogni tipo, tollerati anche a tavola.
    In vita mio il solo anticrittogamico vegetale che ho visto usare in campo agricolo è il quassio, ma con risultati modesti.

  18. Camillo Franchini ha detto:

    Fuori Tema
    Invito a leggere le considerazioni dell’Ing. Alfonso Pozio sulla mobilità elettrica, scritte il 25 aprile 2016, secondo me valide anche oggi.
    http://www.enzopennetta.it/2016/04/elettrico-o-non-elettrico-questo-e-il-problema/
    Alfonso Pozio ha conseguito il PhD in Ingegneria dei Materiali ed il MSc in Chimica presso l’Università di Roma “La Sapienza”. Attualmente svolge attività di ricercatore presso il Centro ENEA della Casaccia. La sua attività è focalizzata allo sviluppo di materiali associati alle energie rinnovabili ed alle tecnologie di produzione dell’idrogeno.

  19. Camillo Franchini ha detto:

    Hallo Camillo Franchini,
    Nächste Woche stimmt das EU-Parlament über ein Gesetz ab, das das Ende des Unkrautvernichters Glyphosat bedeuten kann. Das Gesetz würde geheime Studien der Pestizidhersteller endlich öffentlich machen.

    E’ una notizia importante. La prossima settimana il Parlamento Europeo si occuperà del glifosato. Saranno resi disponibili gli studi segreti dei fabbricanti di pesticidi. Da seguire.

  20. Camillo Franchini ha detto:

    Su Venerdì di Repubblica del 7 dicembre scorso, Michele Serra torna sul biologico, allargando il discorso.
    In estrema sintesi: il pensiero ambientalista cerca una visione “olistica” della natura, e accusa non certo la ricerca scientifica o la tecnologia, ma il loro utilizzo economico-produttivo, di “riduzionismo”. Complessità contro semplificazione: non è un dibattito che riguarda solo l’ambiente, la scienza e l’agricoltura.
    A parte i buoni propositi, a me sembra che “utilizzare solo fertilizzanti considerati “naturali” (ossia non di sintesi chimica)” [Wikipedia] sia una semplificazione ad elevato contenuto ideologico. Un pomodoro non distingue l’azoto che gli viene fornito dal nitrato di ammonio da quello offerto per via biologica. Per esperienza storica, si sa che l’azoto fornito con le rotazioni culturali e con la fermentazione delle “masse” di residui vegetali e deiezioni animali non sono sufficienti a chiudere il ciclo dell’azoto. Serve un’integrazione che un tempo era fornita dal nitro del Cile e ora, in forma molto più economica, dal nitrato d’ammonio, dalla calciocianamide e, in misura minore, dall’urea, tutti composti di sintesi. Il nitrato di ammonio è composto per il 35% di azoto assimilabile: quanto letame di buona qualità serve per rendere disponibile al pomodoro un chilo di azoto? Solo con questa integrazione chimica, e senza sprecare nessun prodotto della cascina, a partire da metà ‘800 è stato possibile consentire all’agricoltore di uscire da un’economia di pura sussistenza.
    Inoltre oggi è diventato pressante usare l’energia con senso di responsabilità. In termini energetici un chilo di azoto assimilabile prodotto per via chimica costa infinitamente meno di un chilo di azoto prodotto praticando coltura biologica. Le stesse considerazione possono essere estese al potassio e al fosforo, per indicare gli altri due elementi fondamentali che entrano nel ciclo della vita vegetale. Razionalizzare l’uso dell’energia è diventato un imperativo al quale anche l’agricoltura non può sottrarsi.
    Facile per Michele Serra rispondere a una lettera amica. Non ne azzecca una.

  21. Camillo Franchini ha detto:

    Michele Serra scrive:
    …secondo la Fao fame e malnutrizione non dipendono affatto da una sottoproduzione di cibo. Se ne produce quanto ne basterebbe per sfamare dieci miliardi di umani. Se si continua a morire di fame è a causa della povertà e della cattiva distribuzione del cibo.

    Esempio da manuale di paralogismo: siccome l’agricoltura moderna è talmente efficiente da produrre più cibo di quello che serve, riduciamone l’efficienza. Come se meno cibo fosse più facilmente distribuibile. Si potrebbero fare ponti aerei e paracadutare nelle aree depresse il cibo eccedente le necessità dei paesi ricchi.
    Anche Maria Grazia Mammuccini è dello stesso parere:
    A seguito dei più recenti studi internazionali è oramai conoscenza comune che produciamo più cibo di quello che consumiamo, circa un terzo ne viene sprecato, e che i veri problemi riguardano la distribuzione e l’accesso.
    E’ un criptoelogio alla produttività presentato come critica.
    A proposito, secondo la mia esperienza un trattamento del suolo con calciocinamide previene l’insorgere di malattie nei carciofi, per cui il concime funge anche da anticrittogamico/pesticida. Risulta a qualcun altro?
    Resta che i carciofi più belli li ho visti in Sardegna.

  22. Camillo Franchini ha detto:

    Maria Grazia Mammuccini scrive:
    L’agricoltura industriale ha forse dato nell’immediato una maggiore produzione ma a livello globale la produttività dei terreni sta già diminuendo per mancanza di sostanza organica nel suolo. Le affermazioni della Cattaneo sono criticabili anche su questo versante considerando che, in termini strategici, il fondamento di una produttività stabile è mantenere la sostanza organica del suolo. È il suolo, la terra viva, che mantiene una produzione stabile utile all’alimentazione umana. L’approccio agro-ecologico dell’agricoltura biologica e biodinamica si basa proprio sul principio del mantenimento della sostanza organica del suolo.
    https://www.suoloesalute.it/continua-la-disputa-sul-biologico-mammuccini-risponde-alla-senatrice-cattaneo/
    Questo è un punto da chiarire. Il giardino di casa mia ha una base di terreno agricolo prelevato a Metato, Pisa. E’ stato seminato di Dichondra repens nel 1970 e alimentato costantemente con nitrophoska, un concime chimico polivalente. La struttura del suolo è rimasta inalterata, in quanto la dichondra si nutre di concime chimico e di acqua di irrigazione (pozzo). Alla larga è la situazione che si realizza in una coltura idroponica. Il suolo serve da supporto alla dichondra, come l’acqua serve da supporto alla coltura idroponica. Immaginare che un terreno agricolo perda le sue caratteristiche negli anni è un grave errore. Ci sono vigne vecchie di decenni. Che trattamento bio è previsto per fornire potassio alla vite? Solo un suolo abbandonato a se stesso perde le sue caratteristiche e accoglie solo specie spontanee. In agricoltura niente è spontaneo. Difficile mantenere la produttività di un oliveto senza supporto chimico. Uno può accontentarsi delle olive cadute, ma è meglio che non si presenti al frantoio con i vermi nelle olive rinsecchite.

  23. R ha detto:

    Che trattamento bio è previsto per fornire potassio alla vite?

    Cenere di legna penso possa andare:
    https://it.wikipedia.org/wiki/Cenere

    A proposito della calciocianamide: non sarà che ammazza una quantità di batteri e di altre forme di vita?
    D’altra parte, è ben vero che noi mangiamo carciofi e non batteri …

    R

    • Camillo Franchini ha detto:

      @R
      Non ho mai visto disporre di tanta cenere da rendere autosufficiente in potassio una vigna di dimensioni non minuscole. Le vigne sono strutture troppo serie per poterle affidare a gente che rifiuta ogni forma di chimica, esclusa la poltiglia bordolese, magicamente considerata non inquinante. Molti proprietari di vigneti non hanno niente altro di cui vivere. Stessa cosa per molti proprietari di olivi. Immagini che situazione si creerebbe se il biologico venisse imposto per legge o incoraggiato con sussidi.
      Peraltro bisogna stare attenti alla cenere, perché è fortemente alcalina, neutralizza gli acidi umici degradandoli. Un tempo ne ricavavano liscivia per sbiancare i tessuti di canapa e di cotone, quindi è un miscuglio di composti da trattare in modo serio, senza approssimazioni. L’uso di legna per riscaldare è sempre più sconsigliato, perché il fumo è costituito da polveri sottili. A Lucca non ci può scaldare con i focolari (se ricordo bene).

    • Camillo Franchini ha detto:

      @R

      A proposito della calciocianamide: non sarà che ammazza una quantità di batteri e di altre forme di vita?

      Da un punto di vista filosofico danneggiare micromiceti e microrganismi è deplorevole. Dal punto di vista dell’agricoltore disinfettare il terreno per prepararlo agli impianti è praticamente indispensabile. I carciofi devono essere belli e vigorosi; se la coltura non è perfetta è meglio lasciar perdere. Una mela può essere stentata ma di buon sapore, un carciofo no, deve apparire bello cicciuto. Diverso il discorso con gli asparagi, che richiedono uno scasso da riempire di letame maturo e la calciocianamide non serve.
      L’agricoltura è una lotta costante contro una natura che spesso è maligna. A metà 800 in Irlanda la peronospera ridusse alla fame la popolazione. Oggi si spera di combattere i parassiti con infuso di ortica (conosco una signora che lo fa davvero, ma coltiva solo per hobby, vive d’altro); nel frattempo gli insetti nocivi le devastano i raccolti. Io stesso ho scattato foto di cimici che si nutrono di fagiolini verdi e pomodori, da buttare. Va beh che anche le cimici sono creature di Dio, ma a lasciar fare si perdono i raccolti.
      Ha mai visto foglie di pesco arricciate dagli afidi e dai ragnetti? Come se ne libera, se non avvelenandoli brutalmente? Nessun problema per la salute, perché gli esteri fosforici idrolizzano e scompaiono dalla circolazione dopo avere ucciso le bestiole nocive.

  24. Camillo Franchini ha detto:

    Venerdì di Repubblica 7 dicembre 2018, pag 65, Prof. Luigi Mariani Univ. Milano:
    Entrambi i metodi di coltivazione [biologico e biodinamico] sembrano invece fertilizzare troppo poco, deprivando progressivamente il terreno di azoto, fosforo e potassio, il che solleva dubbi sull’obiettivo biodinamico di arrivare a una fattoria-organismo, che funzioni senza supporti esterni.
    CVD
    Poi sarà complicato recuperare terreni esausti da una coltivazione non scientifica.
    Tenere presente che una confezione di 25 chili di nitrophoska, per citare un concime chimico noto a tutti, costa meno di trenta euro. Non solo la coltura tradizionale è più efficiente e mantiene le caratteristiche di fertilità del suolo, ma è anche il modo più economico di nutrire i vegetali che coltiviamo. In tempi di crescente crisi energetica l’aspetto economico non è trascurabile e diventerà sempre più importante. Ci sono varie composizioni di nitrophoska, adatte per tutte le esigenze. Il giardiniere che mi ha potato la magnolia e gli aranci del giardino mi ha suggerito con quale concime nutrirli. Oggi i concimi sono miratissimi. Idrangee e azalee non sono affare per bio, per dire.

  25. Camillo Franchini ha detto:

    Mammuccini:
    il fondamento di una produttività stabile è mantenere la sostanza organica del suolo.
    E’ esattamente quello che il biologico non può fare, dal momento che non è in grado in integrare per vie naturali il consumo di azoto, potassio, fosforo (per non citare gli oligoelementi) che le piante coltivate estraggono avidamente dal suolo. L’azoto delle fave e del baccellone che mangeremo sotto Pasqua va a finire tutto nei gabinetti moderni.
    L’analisi di un terreno agricolo è pratica corrente che si insegna nei corsi di Chimica Agraria. La deficienza di un elemento fondamentale è immediatamente colmata dall’agricoltore con una spesa minima in denaro e mano d’opera.
    Questa è la ragione per cui si possono comperare ottime mele Melinda a un prezzo che tutti possono sostenere, poco più di un euro/kg.

  26. Franco Morici ha detto:

    Dell’argomento ne capisco poco e non scrivo commenti, però vorrei segnalare questo Post (1), a firma di Pellegrino Conte (2) (Laureato in Chimica e con dottorato in Chimica Agraria) e di Enrico Bucci, che pone ai firmatari della famosa lettera alcune questioni.

    (1) http://www.pellegrinoconte.com/2018/11/29/7-domande-ai-firmatari-della-lettera-aperta-sulla-liberta-della-scienza/
    (2) http://www.pellegrinoconte.com/presentazione-pellegrino-conte/

    • Camillo Franchini ha detto:

      @Franco Morici
      Grazie per la segnalazione. Direi che il Prof. Conte possiede la laurea giusta per trattare il tema con competenza. Speriamo che non venga trattato come il Prof. Burioni. Ho scritto un commento al suo post, ma è scomparso, inghiottito dal sistema.

  27. Camillo Franchini ha detto:

    @Sylvie Coyaud
    Non posso rispondere al tuo commento delle ore 1:03 di oggi, perché c’è un mio commento in moderazione scritto ieri alle 17:36.
    Appena si sblocca quel commento rispondo.
    https://oggiscienza.it/2018/11/29/agricoltura-biodinamica-nascosta-dietro-quella-biologica/#comments

  28. Camillo Franchini ha detto:

    @Franco Morici
    Credo sia il caso di fissare qualche concetto dopo il Convegno di Milano sul biodinamico e le curiose esternazioni bio di Michele Serra. Lascio la parola a Elena Cattaneo (Gli equivoci sul glifosato, la Repubblica, 1° dicembre 2017):

    Qual è, dunque, il futuro dell’agricoltura? È improbabile, dati alla mano, che sarà il biologico com’è inteso oggi. Non solo perché i prodotti bio nella grande distribuzione presentano un ingiustificato ricarico di prezzo, non differendo in qualità al consumo rispetto ai corrispettivi non biologici; non solo perché le procedure del biologico su larga scala sono piene di deroghe e truffe. Ma soprattutto perché con tali procedure si produce pochissimo, consumando il 40% di suolo in più degli altri modelli di agricoltura. Inoltre, usando letami e farine animali — fertilizzanti azotati derivati della zootecnia, com’è prassi nel biologico — si emettono gas serra e si consumano alimenti vegetali, prodotti con fertilizzanti azotati di sintesi, ottenuti da oli combustibili. Per asciugare, poi, i residui di macellazione e farne le farine animali da spargere nei campi del biologico serve altra energia.

    L’agricoltura del futuro dovrà invece essere a basso impatto e usare piante migliorate geneticamente per evitare gas serra e agrofarmaci e per assimilare meglio i fertilizzanti, combattere la denutrizione sperimentando le varianti genetiche che rendono le piante resistenti e sfruttare l’innovazione per ottenere chirurgiche variazioni del Dna tali da rendere, senza usare la chimica, tante nostre piante non attaccabili dai parassiti, consentendo anche il recupero della biodiversità afflitta dai patogeni o in via di estinzione. Un compito della ricerca scientifica pubblica, anche di quella in campo aperto, vietata in Italia. Serve tantissima ricerca, ma anche più fiducia e trasparenza, meno slogan e ideologie.

    • GiorgioIV ha detto:

      “per ottenere chirurgiche variazioni del Dna tali da rendere, senza usare la chimica, tante nostre piante non attaccabili dai parassiti”
      Domanda (da profano): e se anche i parassiti cambiassero il loro Dna per sopravvivere con le nuove piante?

      • Camillo Franchini ha detto:

        @ GiorgioIV

        se anche i parassiti cambiassero il loro Dna per sopravvivere con le nuove piante?

        E’ lotta costante come in medicina; oggi la vecchia gloriosa penicillina non serve più, la sfida è più avanzata. Si deve procedere passo passo, senza anticipare, senza mollare.
        I concimi di sintesi sono disponibili a bassissimo prezzo. La sfida è oggi concentrata in queste constatazioni della FAO, opportunamente segnalate da Sylvie Coyaud:
        Increasing movement of people and goods, environmental changes, and changes in production practices give rise to new threats from diseases (such as highly pathogenic avian influenza) or invasive species (such as tephritid fruit flies), which can affect food safety, human health and the effectiveness and sustainability of production systems. Threats are compounded by inadequate policies and technical capacities, which can put whole food chains at risk;
        Sperare di vincere questa sfida con i pannicelli caldi del biologico fa perdere tempo e denaro; crea illusioni in chi non ha alcuna competenza agricola e si illude che il mondo della produzione di alimenti sia quello bucolico di Melibeo e Coridone, arcades ambo (non sottovalutiamo le conoscenze georgiche di Virgilio, che sapeva come i tralci di vite amassero crescere sui rami dell’olmo, pratica comune nella mia infanzia).

  29. Camillo Franchini ha detto:

    @Franco Morici
    Tutti conoscono il comportamento dell’ossicloruro di rame; tutti sanno che è inalterabile e si accumula nel suolo. In verità senza danno per le piante che crescono su suoli che lo contengono, perché le radici assorbono solo le sostanze di cui hanno bisogno, trascurando il resto. Se un po’ di ioni rameici servono, li usano; se non servono, gli ioni restano dove sono.
    Non tutti però sembrano essere al corrente che i pesticidi di sintesi si decompongono spontaneamente, idrolizzano, per cui, ad esempio, le olive trattate con esteri fosforici non restano contaminate, dato che il trattamento si fa in agosto, lontano dal raccolto. Niente paura, l’olio non contiene esteri.
    Dubito però che esistano vini che non contengano metabisolfito. I bio hanno qualcosa di alternativo da proporre? A me non risulta; ne avrebbero fatto grande propaganda.

  30. Camillo Franchini ha detto:

    Varie considerazioni sul bio si possono trovare nei commenti del post di Sylvie Coyaud “L’agricoltura biodinamica nascosta dietro quella biologica”. Vi si possono apprezzare anche gli interventi di un signore che sembra un ammiratore di Rocco Casalino, portavoce/tutor del Primo Ministro.

    https://oggiscienza.it/2018/11/29/agricoltura-biodinamica-nascosta-dietro-quella-biologica/#comment-57400

    Questa foto, in cui si riconoscono Maria Grazia Mammuccini e Susanna Cenni in Parlamento, dà un’idea di come il movimento biologico e biodinamico siano radicati nei luoghi del potere.

    Qui Mammuccini è con i massimi biodinamici italiani, Giulia Maria Crespi e Carlo Triarico.

    Se non ci diamo una mossa, l’agricoltura alternativa finirà per prevalere su quella convenzionale. Per fortuna la Cattaneo è senatrice a vita e appare determinata.

  31. Camillo Franchini ha detto:

    Mi sembra una notizia importante proveniente da Pisa:
    Mais ogm, nessuna evidenza di rischi per la salute
    https://www.huffingtonpost.it/2018/02/15/mais-ogm-nessuna-evidenza-di-rischi-per-la-salute_a_23362327/
    Come al solito gli esperti del Sant’Anna e dell’Università di Pisa saranno duramente contestati dai giornalisti. Scommettiamo che Michele Serra è convinto per suo conto che il mais ogm fa male alla salute? Come dice Burioni, i somari si curano con i libri. Chi non studia sarà sempre timoroso della propria ombra.
    L’Osservatore Romano tramite Carlo Triarico non è d’accordo sullo studio dei Pisani.

  32. Camillo Franchini ha detto:

    Per chi l’avesse dimenticato il 10 dicembre è arrivata nell’aula della Camera la legge che disciplina la produzione agricola e agroalimentare biologica. Un giro d’affari che nel 2017 in Italia è stato di circa 5 miliardi. All’articolo 1 si legge che il metodo di agricoltura biodinamica “applicato nel rispetto dei regolamenti Ue in materia di agricoltura biologica, è equiparato al metodo di agricoltura biologica”.
    Forse Centinaio si è trovato a gestire un’eredità di Maurizio Martina, noto bioorganico/biodinamico. Tanto impegno andato disperso.

  33. Camillo Franchini ha detto:

    Da un articolo apparso il 24 maggio scorso sulla cronaca di Pisa de “la Nazione” di Firenze e firmato da G. Masiero apprendiamo che il Sant’Anna di Pisa ha depositato una querela per diffamazione all’Osservatore Romano per le critiche, ritenute diffamatorie, comparse nell’articolo di Triarico, secondo il quale le «restrizioni economiche» con le quali devono fare i conti le università italiane, «non deve mettere la nostra ricerca nelle condizioni di ingraziarsi gruppi di interesse per sopravvivere».

    https://agrariansciences.blogspot.com/2018/05/la-scuola-santanna-di-pisa-querela.html

    Cioè: per Carlo Triarico solo dei ricercatori in bolletta possono affermare che il mais ogm è innocuo. Deve essere un gentiluomo.

  34. Camillo Franchini ha detto:

    Il confronto per molti aspetti interessante tra Serra e Cattaneo mette in evidenza il tipico contrasto italiano tra cultura umanistica e cultura scientifica descritto da Croce (anzi, secondo Croce una cultura scientifica non esiste). In questo caso il prevaricatore è l’umanista (Serra ha interrotto al terzo anno studi di lettere moderne, ma concediamo sia un laureato in lettere moderne) che ostenta un disaccordo sgangherato con una illustre professionista in campo scientifico. Sempre più spesso il giornalismo esce dai propri ambiti di competenza, creando una confusione indiavolata. Se accettiamo che uno vale uno, il parere di Serra è equivalente a quello della Cattaneo. Dobbiamo abituarci a questa invadenza di campo. L’importante è rendersene conto e dare a Serra quel che è di Serra e a Cattaneo quel che è di Cattaneo e non smettere di fare opera di chiarimento.
    Tipico lamento dei giornalisti è una carenza di informazione da parte degli esperti, ma sappiamo che nessuno è più disinformato di chi non vuole essere informato. Ai tempi dei vaccini i giornalisti anti avrebbero voluto che un medico andasse di casa in casa a spiegare cosa sono. Ora accade con gli ogm. Si leggano i libri di Dario Bressanini e vadano in pace. Anche Serra dovrebbe farlo e smetterebbe di scrivere note penose contro Cattaneo.

  35. Camillo Franchini ha detto:

    Prof. Conte,
    Secondo me esiste una sorta di correlazione tra necessità di trattamento chimico e grado di “selvatichezza” della frutta. Mi spiego: nel mondo delle prugne si passa dal prugnolo, spontaneo, selvatico, alle prugne che mangiavo da piccolo, grosse come mele, delicatissime, destinate solo all’uso domestico, non commerciabili. Credo non esistano più.
    In mezzo stavano le San Lorenzo, le palle di montone (in dialetto borsa ‘d brecc, un po’ simili alle california, più grosse, adattissime per essere conservate in vaso). E’ come se esistesse un grado di fragilità biologica variabile nelle diverse cultivar. I trattamenti richiesti da ogni varietà erano molto variabili, sempre critici. Da almeno sessanta anni non mangio pere butirre e mele “rosa” (pammros, in dialetto modenese). Semplicemente non ci sono più contadini che sappiano o abbiano la pazienza di coltivarle.
    Il problema del biologico è che trascura tutte le varietà più delicate, perché rinuncia ai fitofarmaci. C’è un rischio reale di perdere frutta deliziosa, perché si rinuncia agli strumenti chimici per farla resistere a una molteplicità di aggressori. Stesso pericolo per le olive la cui capacità di resistenza alla mosca varia con il cultivar. Da me le olive più adatte alla salamoia richiedono più attenzioni, forse perché sono più cicciute delle olive da frantoio.
    E’ in grado il biologico di preservare la mirabile varietà di prodotti che i contadini ci hanno lasciato in eredità? Su questo non bisogna scherzare, perché una cultivar persa non si recupera. I bio si assumono la responsabilità di ridurre la varietà delle specie coltivate. Infatti i mercati bio offrono poca roba, quella che riescono a salvare dagli insetti. Il resto va nel sovescio o in pasto ai maiali, quando ci sono.

  36. Camillo Franchini ha detto:

    Per chi ha tendenze bio e non può quindi permettersi alberi da frutto come le rosacee, delicate ed esigenti, consiglio di piantare sorbi, giuggiole, nespoli nostrani e giapponesi, corbezzoli, piante che crescono senza tante pretese. Piante a rischio di estinzione (tranne i corbezzoli e i nespoli giapponesi), dato che non hanno importanti sbocchi commerciali. Purtroppo spesso ciò che non si vende si trascura. I bio non possono certo pretendere di mangiare visciole e marasche. Forse non lo desiderano nemmeno. Le sorbole potrebbero entrare nella medicina bio, dato che sono terribilmente astringenti. Ma dove trovare la paglia per farle ammezzire? Io credo che siano pochissimi in Italia ad avere mangiato sorbole, forse nemmeno i bio più agguerriti le conoscono.
    Ortaggi bio senza complicazioni potrebbero essere i cavoli neri, le bietole e la cicoria. Anche peperoni e peperoncini si difendono bene dalle aggressioni. Robusti sono anche i pomodori neri, inventati a Pisa, credo.
    Esistono settori di nicchia dove colture bio possono affermarsi, purché si mantengano su piccola scala. Basta non pretendere di adottare cultivar selezionate da anni di incroci, fatalmente delicate. Il recupero di specie rustiche potrebbe essere remunerativo. Forse il bio lo sta già facendo. Sarebbe veramente meritorio.

  37. Camillo Franchini ha detto:

    Chi ha una certa età e non è di città, si ricorderà le doghe di legno delle botti da vino ricoperte da un strato spesso e durissimo di tartrato acido di potassio, il “cremore”, che veniva periodicamente scalpellato via con una sorta di zappetto dal manico corto. Dato che non si buttava niente, il cremore veniva utilizzato per fare dolci. Tutto quel potassio era stato estratto dal terreno; come si poteva reintegrare prima che fossero disponibili i concimi di sintesi mirati? In certa misura poteva servire la cenere, ma non si poteva somministrare senza limiti per evitare effetti di salatura. Inoltre la cenere è facilmente dilavata.
    Qualcuno ha conoscenze di storia dell’agricoltura che spieghi come mai si produceva buon vino anche prima della metà del 1800? Forse la produttività era bassissima, le viti si ammalavano. O no? Ringrazio in anticipo per la risposta.

  38. Camillo Franchini ha detto:

    Questa è da riportare.
    Fulco Pratesi :

    Al tempo dei nostri nonni (ma anche dei nostri padri) i campi di cereali erano uno spettacolo.

    Tra il biondeggiare delle spighe splendevano le corolle di tanti fiori di campo.

    Innanzitutto i papaveri, veri sovrani delle messi, che il Gregorovius definiva “…gli stendardi purpurei del Dio trionfante della primavera”. E poi i fiordalisi azzurri, i crisantemi gialli, le margherite bianche, i gladioli cremisi, le speronelle blu, i gittaioni carminio, gli specchi-di-venere violetti, i convolvoli rosati, in un tripudio di colori e di forme che davano ai campi un tocco di bellezza che molti pittori (da Botticelli a Monet) hanno esaltato in quadri memorabili.

    Anche scrittori di tutti i tempi vedevano di buon occhio i fiori messicoli (cioè legati alle messi).

    Questo è il tipico modo con cui i cittadini vedono l’agricoltura: bionde messi ondeggianti al vento mischiate a gentili fiori di campo, forse villanelle da corteggiare.
    Caro Pratesi, la realtà era ben diversa anche ai tuoi tempi. La sistemazione del frumento a filari, diversa da quella descritta da Millet, era fatta apposta per zappettare tutte le erbe che infestavano le messi. Ogni erba che cresce in un campo di grano è considerata un parassita che estrae alimento dal terreno e lo impoverisce; mischia i suoi semi a quelli del frumento, obbligando a complessi lavori di separazione. L’agricoltura deve produrre solo vegetali adatti alla alimentazione nostra e del bestiame. Gli aspetti poetici della coltivazione sono sfizi che un contadino non può permettersi.
    Per i contadini esistono solo due tipi di vegetali, quelli che semina e quelli che estirpa. Un campo è bello e ammirato solo quando appare come monocoltura.

  39. Camillo Franchini ha detto:

    Ancora bio.
    Ho scritto un post intitolato Bon Ton.
    Buona lettura e BUONE FESTE a tutti.

  40. Camillo Franchini ha detto:

    In risposta a Camillo Franchini.

    Diavolo d’un Camillo,
    mi ha lanciato un’esca troppo ghiotta!

    cosa pensa del biologico? A me sembra che anche lì vogliano prenderci per il kulo scroccandoci sussidi

    Mi lancio senza rete, eh!

    Secondo me nessun metodo va bene per sfamare l’attuale popolazione umana, per non dire di quella attesa allo scorrere del tempo.

    – l’Agricoltura Industriale -quella che dipende tanto dalla disponibilità di grandi quantità di energia e di materie prime, quanto dalla possibilità di esportare grandi quantità di rifiuti e di calore a bassa temperatura, e da rapidi trasporti a grandi distanze- sembra che stia andando incontro a penuria di vettori di energia adatti; peraltro, è ben sussidiata anche essa, a partire dal gasolio a prezzo agevolato.
    l’ A. Indstrl comporta lavorazioni del terreno agrario da renderlo facilmente dilavabile dalla pioggia, terreno che poi insieme ai residui di prodotti agrochimici finirà nei corsi d’acqua e nel mare alterando l’ambiente acquatico sia chimicamente che sedimentando (seppellisce organismi vincolati al fondo) o restando in sospensione (altera trasparenza acqua).

    A. Ind comporta impiego di grandissime quantità di acqua, ma molti acquiferi nel mondo sono sovrasfruttati da gran tempo, tanto che in molte regioni costiere le terre più prossime al mare già diventano improduttive per via della salinizzazione del sottosuolo.

    La quantità di fitofarmaci da moderatamente a molto tossici usata da A. Ind solo in Italia è intorno 130 chilotonnellate/anno, mentre per fertilizzanti e assimilati si va a megatonnellate, è giocoforza che l’ecosistema ne risenta pesantemente, anche perché già sotto pressione per via del Riscaldamento Globale, che per l’appunto oggi leggevo che stime che ieri sembravano esagerate erano invece troppo ottimistiche, e si va verso i +4 °C a fine secolo.

    Nel frattempo, la massa di insetti diminuisce di circa il 2,5%/anno, ma tanto son bestie schifose tutte piene di zampe pungiglioni e rostri, e “Bene!”, diranno in quel di Comacchio, “così fra cent’anni non ci saranno più zanzare”.

    Infine, l’A. Ind è l’Agricoltura del Capitalism
    ECCELLENZA!

    Grazie Segretario, mi lascio sempre trasportare … dunque si diceva?
    Ah sì, l’Agricoltura Biologica

    Mah. Io dal mio orticello ricavo un sacco di soddisfazioni estetiche, ma in quanto a proteine e calorie non ci siamo proprio; sarò io inefficiente, e magari anche pigro, ma c’è chi sostiene con argomenti meno apodittici che l’A. Bio su una area data non permette le produzioni della A. Ind, quindi campare la popolaz attuale ai consumi attuali mediante A. Bio vorrebbe dire mettere a coltura altri milioni di ettari.
    Scusi Eccellenza
    Sì, Segretario?
    Se Sua Eccellenza volesse tener presente che è quasi ora di cena …
    Embe’?
    La terapia, Eccellenza

    omissis

    L’Agricoltura Biologica, si diceva … ma forse “bucolica” va meglio, perché “biologica”, sbaglierò, eh, ma … mi sa tanto di chiappacitrulli; vogliamo chiamarla “di prossimità”, “locale”, “territoriale”

    “di sussistenza”?



    Ma, per essere Agricoltura “di Sussistenza”, deve essere sostenibile per un tempo indefinito

    perciò basata su risorse rinnovabili*

    molto lavoro umano**

    basse rese***

    z


    più o meno come dalla preistoria
    z
    fino a un centinaio di anni fa


    zz

    ronf
    z
    ronf
    Eccellenza?
    Eh? … Ah, sì. … Ma in un Sistema Economico Capitalista, nel quale il Cibo e il Lavoro sono ridotti a Merce, e le Forze del Merca’TIC TITIC TICTITIC TI’
    A chi sta telefonando, Segretario?
    Al manicomio, Eccellenza, che mandino un furgone

    Un attimo solo, Segretario, ché ciò in canna un understatement esagerato

    Prego, Eccellenza, concluda pure

    Se le premesse
    (basse rese di A. di Sussistenza -o “alternativa”, “etnica” … “contadina”?- da cui aumento di Superficie Agricola Utilizzata e quindi devastazione dell’ambiente, oppure devastazione dell’ambiente via A. Industriale – inquinamento & Global Warming)
    sono valide, sfamare la popolazione attesa a fine secolo diventa un grosso grasso mal di testa.

    In poche parole, secondo me qualunque sistema venga proposto per mantenere una popolaz tendente a una decina di miliardi di persone a fine secolo, è inerentemente una presa per il k; l’ Overshoot day 2018 è stato il primo di agosto, quanto ancora potremo temporeggiare, prima di dover saldare il debito?

    Che un’ Agricoltoretrice cerchi sussidi, in sé non ci vedo niente di male, a me per esempio se mi dessero un trentino al giorno per pagare un aiutante, farei dei muri a secco tali che chi passasse penserebbe: “accidenti che bravo muratore a secco c’è da queste parti”, cioè, li fo belli uguale anche senza aiutante, ma con l’aiutante ne fo di più nell’unità di tempo.

    Saluti campestri.

    R
    —————
    * “risorse rinnovabili” … quanto a Azoto, Potassio, Fosforo, quelle che escono dai nostri apparati escretori andrebbero benissimo, però chissà perché le scarichiamo in fetide fogne, così non può andare … Segretario!
    Dica, Eccellenza.
    Prenda nota: Riformare Apparati Escretori

    Eccellenza, se permette …

    Dica
    Forse, invece di riformare gli Apparati Escretori, sarebbe più semplice riformare i Sistemi Fognari …

    E bravo Segretario, bella idea! Per favore convochi il Ministro dei Lavori Pubblici per domattina alle nove.

    ——–
    ** “molto lavoro umano”: diciamo intorno 50% della popolazione impiegato in agricoltura? Che così stanno in campagna e resta più facile chiudere i cicli di Azoto, Potassio, e Fosforo; Lei Camillo non ci crederà, ma con le orine se ne va una quantità di Fosforo esagera’
    Scusi Eccellen
    KRIBBIO! Ero partito in un discorso epocale, e Lei mi interrompe così, a bruciape’
    E come La dovevo interrompere, Eccellenza, con una domanda in carta da bollo?



    E dunque, Segretario, mi diceva?
    Eccellenza, ha telefonato or ora il suo Web Reputation Agent, dice che secondo lui Lei non dovrebbe soffermarsi tanto a lungo su questioni escretologiche, perché fa brutto.
    Ah sì, eh? Bene, allora gli dica che domattina imbasta la mula e va in Marocco a caricare fosfato minerale.

    ———
    *** “basse rese”: in Unità di Prodotto/Superficie Agricola Utilizzata.

  41. Camillo Franchini ha detto:

    @R

    Risposta rapida a un argomento interessante, da riprendere.
    Il letame non è in grado di fornire al terreno i nutrienti per le piante in quantità sufficiente. In Europa l’agricoltura fino a metà ottocento era stenta, anche quando venivano recuperate le deiezioni umane. I contadini andavano di corpo nel pozzo nero. Nelle case di campagna abbandonate si trovano ancora i “gabinetti” adatti. Se vengono esclusi i concime chimici, non si combina niente.

    • R ha detto:

      Camillo,
      secondo me, il problema fornire cibo sufficiente alla popolazione umana DEVE tenere conto tanto della quantità di produzione necessaria, quanto della dimensione della popolazione da mantenere; per lasciare libera tale dimensione, che per ora è in crescita quasi verticale, le montagne dovremmo farle di polenta. Peccato solo che poi mancherebbe il baccalà per accompagnarla.

      Grazie per l’interessante tabella.
      Ma tu guarda una radiosa mattina come questa, la zappa freme, la vanga aspetta, e io qui attaccato a ‘sta catena … per ora commento solo la parte storico-letteraria.

      Il letame non è in grado di fornire al terreno i nutrienti per le piante in quantità sufficiente
      “Sufficiente” per fare cosa, e misurabile come, kcal/pro-capite/pro-die per esempio?
      Non c’è solo il letame a fornire nutrienti a un territorio sano, c’è anche la redistribuzione operata dagli insetti e da altri animali tra i quali onorevolissimi i lombrichi, c’è il surplus di Carbonio organico fornito dalla fotosintesi clorofilliana … nel quadro di un clima, se non stabile nei secoli e nei millenni, che cambi con tempi non forzati dalla attività umana, qualcosa si può fare. Quello che non-si-può fare è non ammettere limiti superiori per l’impronta ecologica totale dell’umanità, e sperare di non doverne prima o poi pagare lo scotto.

      In Europa l’agricoltura fino a metà ottocento era stenta …
      come in gran parte del resto del mondo, in gran parte del quale lo è ancora -e attende di sapere quanto a lungo dovrà restare in questa condizione …

      … anche quando venivano recuperate le deiezioni umane
      Venivano recuperate con bassa efficienza (quant. sostanza elaborata/quant. sostanza-bersaglio ottenuta), e solo da una parte dell’effluente; a Roma la Cloaca Massima è più di duemila anni che scarica “effluente”. E comunque, IMO, abbiamo trovato in cantina un tesoretto, ce lo siamo sparato per fare gli splendidi, e ora si torna a regime -all’equilibrio entrate/uscite.
      Solo che invece di aver investito il tesoretto in infrastrutture e processi sostenibili, tipo case coibentate come muffole, l’abbiamo investito per avere miliardi di miglia/pro-capite/anno in aeroplano, l’anatema che chiede al Cielo vendetta delle piste da sci a Dubai, automobili da mezzo megawatt, pere dal Perù e ciliegie dal Cile -e rose in boccio dal Kenia, nientemeno!

      I contadini andavano di corpo nel pozzo nero
      Anche parecchi cittadini -per interposta tubazione, naturalmente, collegante il pozzo nero con un bel gabinetto di ceramica e una seggetta in legno lucidato, mentre nelle case di campagna abbandonate si trovano ancora i “gabinetti” adatti, che sono un bel buco in un lastrone di pietra (o di marmo nelle case dei contadini benestanti), situato sopra a una specie di altare o catafalco, dritto sopra a quella massa ignobile che quando si mollava un tronchetto importante c’era un rischio significativo di rimbalzo di materia lungo la direttrice di provenienza …
      inoltre il buco non era di grande diametro e quindi c’erano problemi di collimazione …
      e poi tutte le volte si verificava il Mostero della Sfinge, la quale, prima caca, oppure minge? Nel senso che, o queste attività si esplicano una successivamente all’altra, oppure abbiamo l’inverso dell’Esperimento delle due Fessure, nel quale un fascio di particelle si divide tra due passaggi, ossia, qui abbiamo DUE flussi di particelle che devono passare dallo stesso buco contemporaneamente, è ovvio che sull’orlo del buco si creano dei disegni di interferenza.

      Cmq questi buchi avevano un coperchio tondo, di marmo, pesante, con una impugnatura in genere in fusione di ottone, tipo pigna allungata ornata da foglie di quercia, l’importante è che aveva molti rilievi e molti sottosquadra, e così presto si formava, diciamo, la pàtina del tempo, e a me che a scuola mi avevano raccontato dei mìcrobi mi sembrava l’apoteosi dello schifo.

      Se vengono esclusi i concime chimici, non si combina niente
      Niente-niente non sarà, dopotutto fino al Liebig non si sapeva nemmeno che esistevano, eppure s’era digià un paio di miliardi, si cominciava con l’elettromagnetismo … tra l’altro era più o meno i tempi che si scopriva l’Effetto Serra della CO2 … disgraziatamente però cominciava anche il Capitalism
      – Eccellenza …

      Ehm … Cmq, Camillo, va bene, Lei continui a fornire un Nilo di gasolio e molte gigatonnellate/anno di other stuff, … e +6 °C a fine secolo è assicurato. Insieme a un bel metro di aumento del livello degli Oceani, naturalmente, e alla desertificazione a livello di sabbia fine di gran parte dell’Africa, dell’Asia, dell’America del Nord, e dell’Austra’
      – Eccellenza, venga, venga a riposare

      ecco, le goccioline

      ecco, la copertina

      click


      scusi eh Camillo, ma quando gli prende così va sedato, sennò comincia a fare discorsi da comunista, e poi svàlvola e finisce alla neuro.

      R

  42. Camillo Franchini ha detto:

    @R

    Sarà perché un po’ di esperienza ce l’ho, ma mi sembra che quelli che si occupano di agricoltura siano spesso dei cittadini che conoscono l’agricoltura solo perché nei supermercati c’è il reparto frutta e verdura.
    Per stare ai concimi chimici, tanto esecrati, 25 kg di Nitrophoska costano 26€. Ha idea di quanto materiale di scarto naturale si deve movimentare, trattare in modo vario e faticoso, per ottenere la stessa quantità di azoto, fosforo, potassio? Quali sono i costi finali? Dove si trova la materia prima? Capisco che può essere un modo per dare lavoro ai Pachistani, ma le leggi dell’economia devono essere rispettate anche in agricoltura, non si tratta solo di dare lavoro a chi non ce l’ha.
    L’azoto del solfato e del nitrato d’ammonio viene dall’aria, una materia prima inesauribile. Ci metta pure l’energia elettrica necessaria al funzionamento dell’impianto di produzione; alla fine l’azoto assimilabile dalle piante è quasi gratuito.
    Nel mio campo stanno crescendo i piselli e le fave (baccelli per i Toscani); come pretendo che crescano se non fornisco fosforo al terreno? (L’azoto se lo procurano da soli).
    Molti ritengono che la cenere sia un buon concime; in misura limitata si può usare, ma in quantità eccessiva modifica il pH del suolo, nuocendo agli acidi umici.
    Certamente le deiezioni animali devono essere utilizzate, ma devono essere integrate sapientemente con i concimi e i correttivi del suolo che gli agronomi mettono a disposizione in quantità.
    Chi ha un minimo di esperienza sa che un campo arato trattiene la pioggia in modo ottimale, mentre un prato vecchio, a causa della “pelliccia” di radici superficiali poco permeabile e della compattezza del suolo poco lavorato, lascia scorrere molta acqua che si disperde nei ruscelli adiacenti. Sembrano dettagli, ma l’agricoltura deve fare un uso ottimale della pioggia. L’aratura ne agevola l’assorbimento.
    Come la medicina va lasciata ai medici, l’agricoltura va lasciata agli agronomi, che hanno anche la cultura necessaria per preoccuparsi dell’ambiente.
    Saluti

  43. R ha detto:

    l’agricoltura va lasciata agli agronomi

    Perfetto!
    E’ agronomo, Lei?
    Io no; dunque sono incompetente a continuare questa discussione, e quindi me ne ritiro.

    Saluti.

    R

  44. Camillo Franchini ha detto:

    @R

    Non c’è solo il letame a fornire nutrienti a un territorio sano, c’è anche la redistribuzione operata dagli insetti e da altri animali tra i quali onorevolissimi i lombrichi, c’è il surplus di Carbonio organico fornito dalla fotosintesi clorofilliana … nel quadro di un clima, se non stabile nei secoli e nei millenni, che cambi con tempi non forzati dalla attività umana, qualcosa si può fare.

    Non c’è bisogno di disturbare i lombrichi, che peraltro sono solo in grado di trasformare materiale di loro gradimento, non di arricchire il suolo di nuovi nutrienti.
    Un mio cugino si dedicò a produrre concime sfruttando il lavoro gratuito dei lombrichi, ma finì male, nel senso che il letame che acquistava costava quanto il concime che riusciva a vendere. Erano i primi vagiti del biologico.
    Ma perché affidarsi a risorse complicate da gestire e costose in termini di mano d’opera, quando il Nitrophoska costa pochissimo? Da anni i chimici hanno razionalizzato i loro impianti di produzione.

    E’ agronomo, Lei?

    No, ma dispongo di ottime conoscenze di Chimica Agraria e di Chimica Applicata che mi consentono di apprezzare un documento come questo:
    https://drive.google.com/file/d/1oCV7C1YyUhriqkkowTDMV5iDd4bFkJE_/view
    che può essere preso come riferimento.
    Inoltre dispongo anche di competenza pratica, anche se modesta.

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